Sono un insegnante di italiano L2.
Ho scelto di fare il mio attuale lavoro per allontanarmi dall’insegnamento nella scuola pubblica. Credevo che gli studenti li fossero demotivati, distratti e che il fatto che le mie lezioni erano per loro un obbligo li portasse a non prenderle sul serio. A non apprezzare il mio impegno nel prepararle e la passione per ciò che insegnavo.
La mia breve esperienza non ha fatto altro che rendere chiara l’immagine di quello che per me era lo studente perfetto. Desideravo qualcuno che provasse un vivo interesse per la mia lingua.
Ero ingenuamente convinto che gli studenti scegliessero di imparare la lingua italiana per necessità, per curiosità, ma sempre guidati dalla motivazione e non da una scelta forzata.
Solo dopo mi sono reso conto di quanto questa mia visione fosse sbagliata.
Non serve un bisogno per essere motivati e non sempre chi ha bisogno ha la stessa motivazione.
L’interesse dello studente non è scontato. È compito dell’insegnante tenerlo vivo, quando c’è, o accenderlo quando manca.
![Lettere per imparare](https://www.lildue.it/wp-content/uploads/2023/03/amador-loureiro-BVyNlchWqzs-unsplash-1024x685.jpg)
Adesso lavoro con adulti provenienti da diversi paesi del mondo: c’è chi ha studiato con metodo; chi è scolarizzato ma frequenta con poca voglia. E poi c’è chi la scelta della scuola non l’ha mai avuta. Sono questi ultimi spesso ad essere preparati, con gomma, matita e quaderno nuovi, riconoscendo l’importanza di un’istruzione. O almeno di una possibilità che a loro è stata negata.
Tutti assistono alle mie lezioni, pesanti o leggere che siano, e io mi accorgo di non riuscire mai a prevedere come finiranno, per quanto ci provi.
Mi sono reso conto con il tempo che quello di cui veramente mi importa è sapere come sta Mohammed il venerdì mattina; come procede il Ramadan di Ahmed; se Kirolos ha trovato un impiego che gli piace.
È questo che mi fa andare al lavoro con la consapevolezza di non insegnare solo una lingua.
Ogni giorno, sicuramente, imparo più di quello che insegno.